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19
APR
2020

Un sole più luminoso

Carissimi,

ieri ho avuto la fortuna di poter incontrare e rivedere, anche se da lontano, moltissimi genitori nel corso dei consigli di classe aperti. Non dico di rivedere i docenti perché, come è ovvio, con loro la frequentazione è quotidiana e di questo devo essere grata.  

Qualcuno ha condiviso la fatica propria e dei figli di aver interrotto bruscamente quello che per tutti era la normalità di un contatto giornaliero senza aver neppure avuto la possibilità di salutarsi, di abbracciarsi, quel gesto a cui non abbiamo forse mai dato importanza, ma che improvvisamente manca a tutti.

“Non esiste una vaccinazione per la mancanza delle abitudini, esiste solo il tempo per farsene una ragione.

I primi giorni sono come una corrente a cui non si riesce a sfuggire: non fai che pensare a quello che hai perso. Come un fiume in piena che ti trascina, ogni tanto incontri una roccia o un ramo e per un attimo rallenti, metti la testa fuori, fai un respiro profondo.

Per un momento ti illudi di aver razionalizzato, di aver trovato una spiegazione convincente capace di mettere da parte la sofferenza o di contenerla, ma l’istante dopo l’hai già dimenticata e sei tornato in balia della corrente.

Le cose peggiori sono il silenzio e la fine di un tempo scandito da riti e abitudini. Ogni volta che me ne rendo conto sento quel vuoto allo stomaco che si prova quando ci si tuffa dall’alto”. Sono queste le parole di Mario Calabresi nelle prime pagine del suo libro “La mattina dopo”, pagine che ho riletto ieri sera dopo che qualcuno di voi mi aveva anche scritto per rimarcare questo aspetto. 

Sono stata interpellata anche sulla fatica di riuscire a far mantenere relazioni tra i ragazzi della secondaria al di fuori delle lezioni quotidiane. Da brava ipercinetica mi sono venute in mente diverse opzioni, sulle quali però devo darmi tempo di riflessione e di confronto con i miei docenti, ma una la metto già in campo. Uno spazio per i ragazzi per chiacchierare liberamente, per condividere almeno un momento nella giornata. Da qualche anno avevamo istituito su richiesta dei ragazzi il “Don Bosco Breakfast Club”, bene da questa settimana inizieremo il “Don Bosco Virtual Breakfast Club”, proviamo. Attraverso i social della scuola oggi verranno diffuse le modalità di partecipazione. Noi ci siamo!  

Come mi hanno scritto due genitori questa settimana “È come nelle grandi storie, padron Frodo, quelle che contano davvero, erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi sapere il finale, perché come poteva esserci un finale allegro, come poteva il mondo tornare com’era dopo che erano successe tante cose brutte; ma alla fine è solo una cosa passeggera, quest’ombra, anche l’oscurità deve passare, arriverà un nuovo giorno, e quando il sole splenderà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, anche se eri troppo piccolo per capire il perché, ma credo, padron Frodo, di capire ora, adesso so: le persone di quelle storie avevano molte occasioni di tornare indietro e non l’hanno fatto; andavano avanti, perché loro erano aggrappati a qualcosa. Frodo: Noi a cosa siamo aggrappati Sam? Sam: C’è del buono in questo mondo, padron Frodo: è giusto combattere per questo!” (J. R. R. Tolkien, Il Signore degli anelli – Le due torri).

Noi siamo qui per questo, perché è giusto combattere per il buono di questo mondo, per i nostri bambini e ragazzi, per non limitarci, come dicevo ieri, a gestire quello che accadrà domani o dopodomani, ma per guardare lontano e pensare, progettare lo scenario futuro della nostra scuola, ma in qualche modo la vita di ciascuno di noi.

Anna Asti