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07
MAR
2021

Nelle mani dei briganti

Condividiamo con voi la riflessione di Don Mauro per la terza settimana di Quaresima.

 

Di fronte alla domanda del dottore della legge “chi è il mio prossimo?”

Gesù risponde con la concretezza della parabola del buon samaritano. Nel descrivere l’inizio della scena Van Gogh rappresenta un uomo sofferente, semi nudo e umiliato. Il viandante ha una benda sulla testa, è privo di forze e viene caricato con fatica dal samaritano sul proprio cavallo. Non riesce a reggersi e, muto nel suo dolore, si aggrappa disperatamente a chi lo sostiene in un difficile abbraccio. Il cavallo attende con pazienza che il malcapitato venga posto in groppa e ha le orecchie dritte perché è pronto a percepire e assecondare ogni movimento. Il pittore vuole comunicarci che il cavallo sembra partecipare al dramma, a differenza del sacerdote e del levita indifferenti e quasi invisibili ormai nella scena. Con la descrizione di questo particolare si coglie il messaggio:

“Il male subito è doloroso perché ti spoglia di tutto, ti spoglia di ogni dignità umana, indebolisce, fa cadere in uno stato di impotenza e depressione.”

Il messaggio è impegnativo dal momento che ci provoca a ripensare a coloro che infliggono il male e a coloro che lo subiscono.

  1. Il male è subìto dal malcapitato e, perciò, è fonte di dolore e di annientamento. In questo caso è lui la vittima mentre i carnefici sono i briganti che “lo lasciano mezzo morto”.
  2. A volte, però, il male è compiuto, i briganti non sono gli altri ma noi stessi. Capita quando i nostri interessi, il nostro io è anteposto al noi e ai bisogni di chi è più debole e indifeso. E’ necessario imparare a domandarsi se tutto il male viene dall’altro o si alimenta nel nostro cuore.

Perciò è decisivo pregare così:

“Signore, se cado nelle mani di briganti e imbroglioni, Tu ricordami che lo stesso è accaduto a Te. Fà che non abbia mai a perdere fiducia nel fratello o nella sorella. Prego perché le mie e le nostre mani siano generose, pronte all’aiuto e al perdono.”

Un dono unico e indispensabile per riconoscere e confessare il male che ci abbruttisce è il sacramento della confessione e, ancor prima, l’”Esame di coscienza” dove ci interroghiamo sul bene compiuto e sul male vissuto.

Anche per questo tempo, la quaresima è tempo favorevole per vivere il sacramento della confessione. E a viverlo come suggerisce il Cardinale Martini:

“Suggerisco ordinariamente di iniziare la confessione lodando e ringraziando Dio per i suoi doni, per il suo disegno d’Amore, per la bontà che esprime nella vita di ciascuno di noi (confessione di lode) alla luce dei doni ricevuti è più immediato scorgere le distanze e i peccati personali.”

Don Mauro