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13
MAR
2020

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Condividiamo con voi il pensiero di Don Nazzareno per questa settimana

“Caro amico,

nella Basilica di San Marco a Venezia, tra il bagliore di migliaia di tessere di mosaico, brilla anche la scena della Samaritana, Vangelo di questa seconda domenica di Quaresima.

La Samaritana sono io, sei tu, è ognuno di noi.

Pieni di bisogni, di desideri; segnati nella carne e nell’animo da tante cicatrici, quelle della vita non realizzata, di un dolore mai capito, di un tradimento subito, di un amore – lei addirittura cinque – mai corrisposto e durevole. La samaritana che ha sete; non solo di acqua, ma anche di felicità, di amicizia, di stima, di qualcuno che le parli senza giudicarla, deriderla, maltrattarla.

Porta nelle sue mani un’anfora la donna di Samaria; è come una piccola garanzia per trattenere quel poco di sollievo che un po’ d’acqua può dare a una donna che va al pozzo quando fa caldo.

La Samaritana va al pozzo dei suoi desideri, va in cerca di qualcosa che riempia il suo bisogno e il suo dispiacere.

Quel pozzo è lontano, è profondo come molte situazioni della nostra vita; è buio come molte nostre paure; forse in secca, con poca acqua, come tanti nostri desideri, poveri di fiducia; è un pozzo necessario quando abiti nel deserto, necessario come il bene e l’amore di cui abbiamo tanto bisogno.

Gesù sta seduto, proprio lì, presso il pozzo. Attende lei. Attende proprio te.

Basta andare verso Lui.

Lui è lì. Dove più senti ciò che manca, lì ti attende da sempre.

Don Nazzareno”