Tel. 02 918 55 89
03
APR
2022

Dov’è la Potenza?

Condividiamo con voi la riflessione di Don Mauro per la quinta settimana di Quaresima.

Giorni fa una persona mi diceva: “Perché non predichi la gioia? Perché nelle omelie torna di continuo il riferimento alla realtà contemporanea che è, da tempo, segnata da tinte fosche?”

Nell’obiezione trovo la verità di quanto c’è nel cuore di ogni persona: il desiderio di gioia, di felicità e di illuminazione del cuore.

Ma la realtà è proprio così oscura, oppure siamo noi incapaci di riconoscere le “buone notizie” in atto? Il Vangelo può essere punto di lettura dei fatti? Ancor più radicalmente: il Vangelo può illuminare la realtà, trasformarla e renderla più luminosa?

Qualcuno dice che il Vangelo non può orientare nei fatti la vita ma, in realtà, nella vicenda di Lazzaro c’è illuminazione dal momento che l’amico, dalle tenebre della morte, torna alla luce della vita, le sorelle nel dolore e nel pianto ritrovano la gioia perduta. Nella vicenda dei due di Emmaus la tristezza e lo smarrimento diventano incontro che affascina, al punto da portare i due a ritornare sui loro passi, coinvolgendo altri nella gioia del ritrovato Crocifisso che è Risorto.

Il Vangelo, ascoltato e poi accolto, suscita nostalgia di gioia ma dà concretezza alla gioia incarnata e vissuta nei fatti. Il Vangelo, ascoltato e vissuto, convoca uomini e donne come discepoli che, magari all’inizio confusi e smarriti, diventano presenza di novità dentro il mondo. E’ la buona notizia di un Dio che non si serve dell’uomo e della donna per fini propri, per affermare potenza, ma che SERVE l’uomo e la donna per infondere gioia vitale e contagiosa, sempre e in ogni stagione della storia. Illuminante, al riguardo, quanto afferma Giuliano Zanchi in Rimessi in libertà, quando afferma:

“In effetti, non stava già tutto spiegato, per filo e per segno, nella franchezza con cui la Scrittura, instancabile e imperterrita, continua a ribadire che semmai Dio decidesse di farsi vivo nella storia dell’umanità, lo farebbe sempre nella forma di uno che serve anche a costo dell’irriconoscenza? Sarebbe stata questa elementare fedeltà ai fondamenti delle grandi parole bibliche per non distrarci in troppi vagheggiamenti narcisistici. Non scambiare per esempio il declino di una cultura storica per la fine della testimonianza cristiana. Allora, come ogni volta i cristiani, nei momenti difficili, cercano di ripartire dà Mosè e dai profeti, per congedarsi da aspettative improprie, e rimettere a fuoco l’essenziale del loro compito. Un cristianesimo non è meno vero per il fatto di non essere più potente.”

 

Don Mauro