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11
APR
2020

Cosa ci dice la Pasqua

Carissimi,
anticipo al sabato la mia lettera settimanale per non entrare nelle vostre case a disturbare nel giorno di Pasqua.

Qualche tempo fa vi ho scritto che la mia riconoscenza nasceva anche dall’essere io stessa mamma ed è come mamma che, attraverso la passione di uno dei miei figli, mi sono avvicinata al mondo de “Il Signore degli anelli”.
Rileggendo qualche pagina ho ritrovato il mio vissuto:
“Avrei tanto desiderato che tutto ciò non fosse accaduto ai miei giorni!”, esclamò Frodo.
“Anch’io”, annuì Gandalf, “come d’altronde tutti coloro che vivono questi avvenimenti. Ma non tocca a noi scegliere. Tutto ciò che possiamo decidere è come disporre del tempo che ci è dato”.
Come posso disporre del tempo che mi è dato? Accorgersi non è più sufficiente nel giorno del silenzio, quel silenzio che caratterizza il sabato dopo la morte di Gesù.
Ho sempre faticato a trovare le parole adatte per esprimere i pensieri più profondi e oggi non so decidere quale sia quella più adatta: compassione o empatia?
La mia insegnante di latino aveva spiegato a me e alle mie compagne di classe il significato vero del verbo “compatire”. Era quel cum-patire, soffrire insieme, utilizzato in senso positivo, perché soffrendo insieme si può fare proprio il dolore altrui.
L`empatia mi era stata descritta come la capacità di mettersi nei panni degli altri, fino a “soffrire dentro”.
Qualunque sia la parola giusta quello a cui sono chiamata, ma forse a cui ciascuno è chiamato, è vivere con l’altro la sua sofferenza in questi giorni di passione.

Non sto parlando di casi ipotetici, ma di persone reali che vivono la nostra scuola.

Ho in mente uno scambio di messaggi con una mamma che condivide un incidente e le sue conseguenze. Sì perché mentre siamo preoccupati per questa emergenza qualcuno viene anche colpito da altri accadimenti tanto imprevisti quanto dolorosi. Si sommano incertezze a incertezze, sofferenza a sofferenza soprattutto se questi accadimenti riguardano un figlio.

Ripenso a una telefonata, invece, in cui mi veniva confidato il dolore per la perdita di una persona amata e la preoccupazione per chi in famiglia affronta il lutto facendo finta che nulla sia accaduto, indossando l’armatura di un cavaliere senza macchia e senza paura. Forse pretendiamo troppo da noi stessi, anche Gesù pianse per la morte del suo amico Lazzaro.

Mi soffermo sulle parole quotidiane di chi è malato e ringrazia per un abbraccio virtuale, che è per lui importante, e su quelle di chi vorrebbe abbracciare un genitore pregando continuamente perché possa tornare a casa dall’ospedale e prendersene cura in prima persona.

Il mio pensiero va a chi questa settimana ha compiuto gli anni in ospedale perché le cure a casa non erano sufficienti e ringrazia per la bontà della relazione con la nostra comunità, che sente come benedizione.

Pensavo di aver concluso questa lettera, ma l’ho ripresa in mano perché ho ricevuto un messaggio che mi confidava una preoccupazione grande per la salute di una bimba, ma che nello stesso tempo invitava a pregare perché la fede può spostare le montagne e niente è impossibile. Mi permetto di chiedere una preghiera anche a voi.

Dicevo prima vivere con l’altro la sofferenza, e penso siamo chiamati a farlo un po’ come nella Compagnia dell’anello di Tolkien, una compagnia fragile che rimane unita nella salda confidenza che essi hanno l’uno dell’altro, una compagnia legata in una indistruttibile solidarietà, una solidarietà che è amore per chi condivide il cammino. Prendo allora in prestito le parole che Papa Francesco ha pronunciato nell’udienza generale dell’8 aprile “Il potere di questo mondo passa, mentre l’amore resta. Solo l’amore custodisce la vita che abbiamo, perché abbraccia le nostre fragilità e le trasforma. È l’amore di Dio che a Pasqua ha guarito il nostro peccato col suo perdono, che ha fatto della morte un passaggio di vita, che ha cambiato la nostra paura in fiducia, la nostra angoscia in speranza. La Pasqua ci dice che Dio può volgere tutto in bene. Che con Lui possiamo davvero confidare che tutto andrà bene”.
Io ci credo ed è con questa confidenza che auguro a ciascuno di voi buona Pasqua.

Anna Asti